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“La Compagnia di Gesù: riti in Cina e cerimonie in Europa”

Conferenza di Michela Catto

I primi missionari con le loro descrizioni dei mondi lontani avevano fornito il materiale per una ricca letteratura dei generi umani. Etnologi e classificatori di vegetali e di minerali, antropologi e storici raccontarono di nuove umanità, di altri usi e costumi che implicavano nuove conoscenze, e ponevano con impellenza la necessità di ridefinire il ruolo degli uomini nella storia, il loro statuto teologico, e il giudizio sulle loro credenze, usi e costumi.Riti, cerimonie o pratiche sono nelle nostre società secolarizzate quasi sinonimi, e la loro natura, civile o religiosa, è definita solo dall’aggettivo-attributo che li accompagna. Non così in età moderna quando la rottura dell’unità cristiana accese il dibattito sulle antiche cerimonie della Chiesa e sui sacramenti, e i libri alimentarono le controversie sulla natura del rapporto esistente tra mondo pagano e cristiano, tra l’antico e il moderno, tra la vecchia Europa e i Nuovi Mondi.
Un contributo allo sviluppo del dibattito venne dall’attività missionaria e particolarmente da quella in Asia orientale, in cui ogni concessione fu vissuta come la possibilità di ricadere nel paganesimo e nell’eresia o come l’unica opportunità percorribile per fare breccia nella cultura dei popoli da conquistare. La Compagnia di Gesù svolse un duplice ruolo, quasi come un Giano bifronte, usando il principio dell’adattamento in Asia così come in Europa: interprete del cristianesimo agli usi degli altri, traduttore degli altri per gli europei.
L’origine di questo atteggiamento era culturale, ma non solo. I primi missionari provenienti dal Collegio Romano, ricchi di cultura rinascimentale, erano consapevoli che per farsi accettare dagli altri era necessario adottare uso e costumi locali e che il gioco era duplice e andava condotto in maniera analoga nei confronti degli europei. Le descrizioni che costruirono il grande mito gesuitico della Cina contengono tutto e il contrario di tutto: superstizione e presenza di alti valori morali, tracce di cristianesimo e idolatria, bontà e descrizioni quasi da Eden dei suoi popoli convivono accanto alle narrazioni della poligamia, delle crudeltà o della xenofobia. Sembra quasi che niente importi pur di portare avanti e di diffondere un’immagine positiva del mondo asiatico in Europa. Questa fondamentale relativizzazione aveva le radici nella spiritualità della Compagnia di Gesù, nei suoi Esercizi spirituali che avevano pervaso tutta la struttura dell’Ordine, e nella sua storia, contrastata e perseguitata, nella Spagna degli alumbrados e nell’Europa dell’Inquisizione; entrambi questi aspetti contribuirono a rendere prassi il sistema di neutralizzare i contesti storici, politici o geografici in cui la Compagnia avanzava dove evitava di distinguersi e segnalarsi per le proprie caratteristiche singolari e accoglieva le usanze «comuni»: nell’anonimato trovava il proprio rifugio.

  • Organizzato da: IIC
  • In collaborazione con: Facoltà di filologia dell’Università di Vilnius