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Literatūrinė kavinė. Septintas susitikimas „Kelionė”

Da sempre topos principe della letteratura (si pensi all’Odissea, o al viaggio ultramondano di Dante), il viaggio non ha smesso di ispirare i narratori del nostro Novecento. Il nostro settimo e penultimo incontro affronta questo tema da prospettive diversissime, ma tutte accomunate da una forte tensione conoscitiva. Infatti è il desiderio di scoprire i lontanissimi confini del suo regno che spinge il principe protagonista di I sette messaggeri, di Dino Buzzati, a lasciarsi alle spalle la capitale e con questa anche la sua vita precedente. I messaggeri che lo accompagnano fanno ritorno alla capitale a intervalli sempre più radi, per via delle sempre maggiori distanze, e portano indietro notizie sempre più vecchie, in una distorsione spazio-temporale tanto interessante sul piano estetico quanto inquietante su quello esistenziale. Il principe è un Ulisse che non fa ritorno, uno che si è autoingannato. Invece ne Il lungo viaggio, di Leonardo Sciascia, l’inganno viene da uomini senza scrupoli, pronti a sfruttare i sogni dei poveri migranti – sogni di dignità o anche solo di sopravvivenza – pur di accumulare denaro. Il racconto è molto amaro, realistico, e come si capirà dalla lettura, il titolo si rivela ferocemente ironico. La stretta di un’isola come la Sicilia ritorna, in chiave più esistenziale ma altrettanto drammatica, ne Il viaggio di Luigi Pirandello. Adriana, la protagonista, non ha quasi mai lasciato casa sua: è una vedova in lutto da molti anni, sottomessa ai rigidi costumi della provincia siciliana. A un tratto però il presentimento di una grave malattina spinge i figli e il cognato, che nel frattempo si è preso cura di lei, a convincerla a intraprendere un viaggio attraverso le maggiori città italiane, per consultare i medici più importanti. Pirandello descrive magistralmente il tumulto di colori e rumori della civiltà, e la fragilità della donna che non sente di sopportare tutta questa bellezza e tutto questo inedito senso di libertà. Per finire con un sorriso c’è però l’irresistibile viaggio ipotetico narrato da Achille Campanile in Il tacchino di Natale: il narratore si chiede come il tacchino sia stato introdotto in Europa, e lo fa trattandolo come un bene di contrabbando, protagonista di scenari stralunati o di improbabili sotterfugi, sempre a rischio di essere rispedito al di là dalla frontiera. L’effetto comico-umoristico è servito sul piatto – proprio come il tacchino a Natale.

Vi ricordiamo che per partecipare, è necessario prenotare il posto presso la Segreteria dell’Istituto all’indirizzo biblioteca.iicvilnius@esteri.it e richiedere il testo che si analizzerà durante l’incontro.

Gratis per i corsisti IIC, studenti di italianistica e utenti di biblioteca dell’IIC. Agli altri chiederemo un piccolo contributo di 3 euro.

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